Signore e signori…da Tacoma, Washington… THE SONICS!!! Il punk esisteva già quando ancora nessuno gli aveva dato un nome. Lo suonavano quasi cinquant’anni fa a Tacoma, stato di Washington, cinque ragazzi ai quali la carica trasgressiva del primo rock’n’roll non bastava più. Occorreva andare oltre, alzare i volumi, aumentare velocità e distorsione, saturare gli ampli. Ci pensarono Gerry Roslie, Andy e Larry Paripa, Rob Lind, Bob Bennett: i SONICS, ovvero la garage-band più dura, offensiva e vitale dei sixties americani. Da quell’area degli Stati Uniti (il nord-ovest) arrivavano tradizionalmente i suoni più granitici, basti pensare a gruppi come Kingsmen e Wailers, ma i Sonics avevano qualcosa in più. Erano più cattivi, mordevano i microfoni, facevano ballare i morti. Erano…i Sonics! I migliori. Gente che si era fatta le ossa su standard come Louie Louie e Have Love Will Travel (strapazzandoli) ma che dal proprio cilindro aveva estratto gemme destinate a diventare classici come Strychnine, Psycho, The Witch,Boss Hoss, The Hustler, Maintaining My Cool, ovvero la storia del garage americano. I loro due album del ’65 e del ’66, Here Are The Sonics e Boom, sono l’ABC del punk. Lo sostengono da sempre personaggi come Iggy Pop, Jack White degli White Stripes, lo ribadivano in ogni intervista Kurt Cobain e quella buonanima di Lux Interior dei Cramps, lo testimoniano generazioni di teenagers brufolosi che hanno fondato bands ispirandosi a Gerry Roslie e soci, decennio dopo decennio, a dimostrazione del fatto che la lezione dei Sonics non è stata scalfita dal tempo. Una formula tanto semplice quanto efficace: andare al nocciolodel rock’n’roll per estrarne l’essenza. Come? Agendo su volumi e distorsori, raschiando le ugole fino al dolore fisico. Vedere i Sonics dal vivo è necessario. Non solo per toccare con mano un pezzo di storia ma anche (e soprattutto) perché il rock’n’roll, quello vero, è un’esperienza fisica, viscerale, e i Sonics ne sono una delle massime espressioni. Le tonsille al vetriolo di Gerry Roslie e il sixties-punk deragliante dei suoi compari, sempre al limite, raccontano più di cento libri il senso del rock’n’roll. Perché un concerto dei Sonics oggi? Per aprire gli occhi a chi pensa che il rock sia ormai un genere musicale come tanti, rassicurante e “istituzionale”. Non lo è, per fortuna. E i Sonics, nel 2010, sono qui a ricordarcelo. Al massimo del volume. LUCA FRAZZI, Rumore BIOGRAFIA (fonte MTV.IT) Garage rock band di Tacoma, Washington, i Sonics sono tra i padri fondatori della scena di Seattle, prolifica città della scena indie americana in cui lasciano una profonda influenza che nel tempo sarà raccolta da Jimi Hendrix (altro nativo di Seattle) oltre che da tutto il movimento punk e protopunk, da Iggy Pop ai Mudhoney e fino alla scena di Manchester, in Inghilterra. Corre l'anno 1960 quando inizia la storia, breve e scarna ma potentissima, dei Sonics: sono gli anni della scena garage rock del nord-est del Pacifico, gli anni dei Kingsmen e dei Wailers (ovviamente non la backing band di Bob Marley) e come i Sonics tra le strade di Seattle si muove una moltitudine di band alla ricerca di un nuovo suono, i Drastics, i Regents, Paul Revere & the Raiders, per fare qualche nome. La storia dei Sonics comincia esattamente come quella di tutte le altre rock band giovanili nel fermento di quegli anni: due amici che suonano assieme come Larry Parypa (chitarra) e Mitch Graber (batteria), un altro chitarrista che li raggiunge (Stuart Turner) e qualcuno che si mette al basso e al sassofono, per completare ogni sera la lineup per le prove. Dal 1961 al basso c'è stabilmente il fratello di Larry, Andy Parypa, e al sax Tony Mabin ma sono ancora serate fluide, la band non è ancora davvero compatta e quando Stuart Turner è chiamato dall'esercito per il servizio militare il nuovo chitarrista diventa Rich Kock, già coi Wailers: i Sonics decidono che è giunta l'ora di passare da combo tutto strumentale a band con un vocalist e dietro al microfono per la prima volta si mette Marilyn Lodge che arriva con il nuovo batterista Bill Dean. Ma nel 1963 le cose non vanno ancora per il verso giusto: Kock, Lodge e Dean se ne vanno, rimpiazzati da Ray Michelsen, già star locale e cantante di numerose band di Seattle, e Bob Bennett, batterista ex The Searchers che arriva con Gerry Roslie (il vocalist che prende il posto del capriccioso Michelsen) e Rob Lind al sax (al posto di Mabin). Ci sono voluti anni ma finalmente la lineup storica dei Sonics è pronta a cominciare la sua azione rivoluzionaria per il rock degli anni Sessanta: suono ruvido, arrangiamenti selvaggi, volume al massimo (racconta la leggenda che i Sonics non suonano se gli indicatori del volume non sono in "zona rossa"), testi aggressivi e anticonformisti, cantato urlato e un uso massiccio dell'amplificatore della chitarra elettrica sono il marchio di fabbrica di una band che marchierà a fuoco il futuro del rock americano. È quando nel 1964 Roslie diventa definitivamente il cantante che la leggenda dei Sonics ha inizio: la solita trafila nei locali cittadini (il Red Carpet, l'Olympia's Skateland, l'Evergreen Ballroom, il Pearl's, lo Spanish Castle Ballroom, il St. Mary's Parish Hall... i tempi del garage rock anni Sessanta) fino a quando non riescono a farsi notare da Buck Ormsby, bassista dei Wailers ma anche talent scout della Etiquette Record che li mette immediatamente sotto contratto e pubblica il loro primo singolo "The Witch" (con sul lato B la cover di Little Richard "Keep A-Knockin"). Il pezzo è un successo enorme, e nonostante le radio si guardino bene dal trasmetterlo per via delle sue tematiche dark al limite della misoginia, il 45 giri va letteralmente a ruba tra gli adolescenti del Northwest. I testi scabrosi e borderline saranno sempre uno dei cavalli di battaglia dei Sonics ("Strychnine", "Psycho", "He's Waiting" per esempio) accanto alla fondazione del mito della teenage culture fatto di macchine, chitarre, feste, ragazze e rock&roll;("The Hustler" o "Maintaining My Cool"). Con il 1965 è già pronto il loro primo LP "Here Are The Sonics" registrato quasi in presa diretta su un registratore a 2 piste e con un solo microfono. È anche questo atteggiamento proto lo-fi che li farà amare da molte band che verranno dopo, affascinate dall'attitudine sperimentale dei Sonics sempre alla ricerca di un suono unico, distintivo, moderno, avanti rispetto al loro tempo. "Boom", il successivo album del 1966 in cui vanno alla ricerca del suono live anche in studio, è un altro disco seminale, che però non avrà seguito quando i Sonics passano alla Jerden Records e si trasferiscono in California per registrare il successivo "Introducing The Sonics" con Larry Levine ai Gold Star Studios. "Introducing The Sonics" venderà pochissimo e gli stessi Sonics lo marchieranno poco dopo come la peggio spazzatura da loro prodotta. Tra il 1966 e il 1968 i Sonics però si sciolgono, con i membri della band che lasciano perché costretti ad andare all'università oppure confluiscono in altre band: nel 1972 c'è un primo e ultimo tentativo di reunion con un live registrato nella loro città d'adozione e pubblicato con il titolo "Live Fanz Only" dalla Etiquette. Nel 1979 Roslie riformerà la band con una nuova e inedita lineup per registrare l'LP "Cinderella For Bomp" ma è l'ultimo colpo di coda: i veri Sonics sono quelli degli anni Sessanta e la loro rivoluzione è ormai storia.
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